Come si fa la diagnosi?
Come si fa la diagnosi?
Nonostante le recenti acquisizioni in ambito genetico, è importante tener presenti quelli che rimangono i fondamentali criteri diagnostici clinico-strumentali (storia clinica, esami di laboratorio su sangue e liquor – in particolare firma dell’interferone – e neuroimmagini – nuove tecniche di RM ed eventualmente TC encefalo) necessari per porre una diagnosi di sospetta AGS. Il sospetto diagnostico può quindi trovare una successiva conferma attraverso l’approfondimento genetico specifico che, ad oggi, permette di individuare la maggior parte dei soggetti affetti (oltre il 90%).
È importante inoltre sottolineare che alcuni criteri sono “età-specifici” o meglio “evoluzione-specifici”, nel senso che la loro presenza/assenza assume significato diverso nelle diverse fasi di malattia: ad esempio all’esordio della sintomatologia la presenza di calcificazioni cerebrali, seppur molto frequente, non è un criterio indispensabile per la diagnosi ed esse devono essere ricercate nel tempo, come pure l’assenza di aumentati valori di INF liquorale ad anni di distanza dall’esordio non esclude la diagnosi.
Dal momento che le calcificazioni cerebrali non sono facilmente riconoscibili alla RM tradizionale, esame neuroradiologico routinariamente utilizzato nell’approccio diagnostico, un secondo aspetto da sottolineare è l’importanza di ricercare le calcificazioni attraverso l’esecuzione di una RM encefalo con tecniche di gradient eco/3D gradient eco o una TC cerebrale, in tutti i casi di leucoencefalopatia ad esordio precoce senza diagnosi.
Fatte queste premesse gli elementi cardine per la diagnosi risultano:
1. Encefalopatia ad esordio precoce con quadro clinico caratterizzato da compromissione dello sviluppo psicomotorio, spasticità e segni extrapiramidali e microcefalia che appare nel corso del primo anno di vita;
2. Calcificazioni cerebrali evidenti particolarmente a livello dei gangli della base (putamen, pallido, talamo) ma anche estese alla sostanza bianca;
3. Alterazioni della sostanza bianca cerebrale;
4. Atrofia cerebrale;
5. Esclusione di infezioni pre-perinatali, in particolare quelle del complesso TORCH;
6. Linfocitosi cronica (>5 elementi/mm3) nel liquor, senza altri segni di infezione in atto;
7. Aumento del tasso di IFNα nel liquor (>2 IU/ml);
8. Aumento della espressione (=trascrizione in RNA) dei geni stimolati dall’IFNα (firma dell’interferone positiva);
9. Aumento delle neopterine e, meno marcato, biopterine liquorali associato, a volte, ad una diminuzione dei folati nel liquor;
10. Tra i sintomi sistemici sono molto suggestivi, nelle prime fasi di malattia: presenza di irritabilità, disturbi del sonno e dell’alimentazione, iperpiressia sine causa e comparsa di lesioni cutanee tipo chilblain a livello delle estremità e dei padiglioni auricolari;
11. L’analisi genetica per la ricerca delle mutazioni nei 7 geni noti rende possibile ottenere una definitiva conferma diagnostica nella maggioranza dei casi.